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La verità di tv e giornali è sempre verità?

di Stefano Pezzola

Pretendere di stabilire quello che accade nel mondo leggendo il giornale è come cercare di capire che ora è osservando soltanto le lancette dei secondi di un orologio”.

E’ indubbio che tutti i giornalisti sono – per via del loro mestiere – degli allarmisti; è il loro modo, probabilmente, di rendersi interessanti.

Prendendo a prestito le parole di Zygmunt Bauman, credo fermamente che oggi – con il contributo dei media – le persone abbiano perso i propri riferimenti e al contempo anche la capacità, o la sensazione, di poter orientare il corso degli eventi attraverso decisioni collettive.

Il diffuso sentimento di incertezza e di paura è stato ed è veicolato, amplificato e replicato dai mezzi di informazione, tanto da trasformare le nostre giornate in una sorta di cronologia della paura.

In questo tempo così pieno di incertezze, scegliere di approfondire il contesto in cui si inseriscono le notizie riportate dai giornali, preferendo alla spettacolarizzazione delle informazioni letture più specifiche, analizzando le fonti e le prove documentali, potrebbe essere un antidoto alla diffusione di nuove paure.

Avendo ben chiaro che chi non ha paura, ha idee differenti, non può essere etichettato con facili epiteti come negazionista o anti qualcosa.

Ma questa informazione 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, spasmodica, frenetica, con la conta incessante dei numeri su televisioni e quotidiani, è quanto di più imbarazzante e crudele ci possa essere.

Non c’è spazio per altro, non c’è spazio per il ragionamento e la razionalità.

Non c’è spazio neppure per analizzare le fonti e le prove documentali.

E’ qualcosa di gran lunga più infettivo del SARS COV-2, è la narrazione tossica che si costruisce attorno al virus stesso.

Moriremo tutti se non ci vacciniamo” è il messaggio subliminale dentro ogni ripresa, collegamento, talk show, telegiornale o quotidiano.

Sciacallaggio puro.

Fomentato da questa narrazione nociva, che mostra come la macchina mediatica italiana abbia problemi molto seri ed enormi responsabilità sui comportamenti della popolazione in questi ultimi due anni.

Lo scorso anno dal ventre della quarantena era difficile sia vederne la fine sia immaginare un futuro normale

Oggi invece siamo affogati dalla narrazione dominante.

E ci rifiutiamo a priori di leggere o informarci su punti di vista differenti.

Ma come è ben noto, tra i beneficiati dalla pandemia, oltre ad Amazon e Google, ci sono i media main stream.

Da oltre due anni le televisioni ed i giornali, parlando soltanto di contagiati, ospedalizzati, intubati e morti, hanno visto i loro affari andare alla grande.

Questo perché le persone che hanno profondamente paura, chiedono notizie, si incollano ai telegiornali, cercando ansiose nei siti All News, rifiutandosi però di approfondire e di comprendere.

Amano le verità raccontate o meglio narrate.

E tutto ciò che deraglia dal pensiero dominante, per loro è certamente una notizia da bufale.net.

Dicono, è la legge del mercato!

Mi dispiace ma che le notizie sono sacre è verissimo, ma l’allarmismo no.

L’allarmismo è sempre colpevole e professionalmente disonorevole.

Moralmente intollerabile.

Ricordiamoci allora che ci sono due errori che si possono fare lungo la strada per la verità: non andare fino in fondo e non partire.

Ed ormai da moltissimi mesi non abbiamo piu’ il coraggio di andare in fondo, delegando ad un Comitato Tecnico Scientifico le decisioni sulle nostre vite e a una multinazionale del farmaco la somministrazione di un elisir di lunga vita.

Permettetemi di precisare che oggi come non mai, non dobbiamo dire la verità per convincere quelli che non la conoscono o non la vogliono conoscere, ma per difendere quelli che la conoscono.

Arthur Schopenhauer ci ricorda che “ogni verità passa attraverso tre fasi: prima viene ridicolizzata; poi è violentemente contestata e infine viene accolta come ovvia”.

Chissà, la sperimentazione sul vaccino Comirnaty è nella fase 3.

Sarebbe davvero fantastico trovarsi nei prossimi mesi nella fase 3 della verità, allorché ciò che oggi è ovvio ma che non vogliamo riconoscere e vedere, diventerà verità universamente accettata.

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