Durante l’ultimo Consiglio Comunale, abbiamo discusso la nostra proposta per l’adozione di un Regolamento del Verde Urbano, uno strumento fondamentale che – insieme a un Piano del Verde – consentirebbe al Comune di Bibbiena di dotarsi di criteri chiari e moderni per la gestione del verde pubblico e privato.
Una proposta che nasce dalla constatazione, sempre più evidente, di una gestione disomogenea, priva di riferimenti strutturati e troppo spesso reattiva piuttosto che programmata.
La risposta ricevuta in aula dall’Amministrazione è stata che, essendo Bibbiena un Comune sotto i 15.000 abitanti, non vi è alcun obbligo di legge in tal senso.
Una giustificazione che può sembrare formale, ma che tradisce una mancanza di volontà politica e di visione strategica.
A conferma di ciò, è stato anche citato un presunto articolo 29 del Regolamento Edilizio Unico che fornirebbe già indicazioni sul verde urbano.
In realtà, l’articolo in questione non esiste. Probabilmente si intendeva l’articolo 28, che però si limita a qualche generica disposizione su “sistemazioni a verde”, senza alcuna reale prescrizione o linee guida operative.
Nulla a che vedere, insomma, con la complessità e la funzione di un vero Regolamento del Verde.
Eppure il bisogno di una regolamentazione è sotto gli occhi di tutti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a numerosi interventi che hanno sollevato perplessità tra i cittadini, come le frequenti capitozzature, una pratica ormai superata dalla letteratura tecnica e vietata dai Criteri Ambientali Minimi (CAM) del Ministero dell’Ambiente per la gestione del verde pubblico.
I CAM, lo ricordiamo, sono vincolanti per le pubbliche amministrazioni, come stabilito anche dal Consiglio di Stato (sentenza n. 8773/2022), e promuovono una visione ecosistemica del verde urbano, attenta alla biodiversità, alla salute dei cittadini e alla qualità ambientale.
Ma non si tratta solo di tecnicismi. Il verde urbano è oggi riconosciuto come elemento essenziale per il benessere psico-fisico, la coesione sociale e la mitigazione dei cambiamenti climatici.
In quest’ottica, il Regolamento del Verde – come evidenziato nelle Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile (2017) – non è un adempimento burocratico, ma uno strumento operativo utile per cittadini, uffici, tecnici e amministratori.
Lo hanno capito tanti altri Comuni italiani: secondo i dati, il 65% dei Comuni ha già adottato un Regolamento del Verde. Considerando che il 90% Comuni ha meno di 15.000 abitanti, questo significa che non si tratta di un obbligo, ma di una precisa scelta di responsabilità amministrativa.
Durante la discussione, l’Amministrazione ha elencato una serie di azioni già intraprese per la cura del verde. Ma un elenco di interventi non sostituisce la necessità di regole condivise e di lungo periodo.
Al contrario, un Regolamento serve proprio a rendere più trasparente, pianificata e partecipata la gestione di un patrimonio che appartiene a tutti.
Non possiamo accettare che, mentre si dichiara di voler tutelare il verde, si rifiutino gli strumenti che lo renderebbero possibile in modo strutturale.
Il nostro intento è chiaro: proporre soluzioni concrete, aggiornate e coerenti con le emergenze ambientali e sociali del nostro tempo.
Spiace che chi oggi governa il Comune preferisca restare senza regole, anche in un ambito che meriterebbe ben altro.