giovedì, Aprile 25, 2024

Resistere per Esistere

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di Stefano Pezzola

La resilienza, quella forza interiore che un tempo veniva chiamata forza del cuore è sempre in cammino: c’è bisogno di mettere a nudo tutte le variabili di questa grande capacità che ognuno di noi ha dentro di sé, ma che soltanto in pochi – oggi come non mai – sanno liberare. In tutti quei momenti in cui tutto sembra perduto, quando le avversità che la vita ci pone davanti sembrano ostacoli insuperabili”.

E’ giunto il tempo di porre domande sulla vera grandezza della ricerca scientifica e allo stesso tempo sulla sua fragilità ed i limiti dimostrati negli ultimi due anni, che ne hanno ridimensionato anche la grande tentazione, quella di poter spiegare e risolvere ogni problema.

Occorre invece tener conto della pienezza della persona umana perché, mai come oggi,  la scienza non basta.

C’è bisogno di una visione umanistica.

È necessario il connubio tra la tecnica e l’umanesimo, tra la scienza e la cultura classica, se si vuole che emerga un canto dal cuore” affermava Steve Jobs.

Ecco, se si crede veramente alle persone, la scienza è necessaria, ma non basta.

E in questo periodo credo lo si è compreso pienamente.

Oggi, dopo due anni stato di emergenza una domanda affolla sempre più i miei pensieri.

Esistono davvero gli eroi del COVID e chi sono?

La narrazione eroica ha aiutato la costruzione di una resilienza comune per un certo periodo. Poi però ha soltanto aumentato le distanze tra i segmenti sociali rendendo più difficile la condivisione dell’onere della sfida al virus.

Io non ho risposte.

Oggi come non mai, non so se esistono questi eroi del Covid.

Di una cosa sono però certo ovvero che il tasso di contagio dipenda soltanto da politiche che esulano da quelle sanitarie, e che gli esiti della malattia e il numero dei morti dipenda dalla robustezza e dall’efficacia clinica dei diversi sistemi sanitari.

Tutto qua.

E che sarebbe stato importante contribuire al dibattito collettivo, perché le diversità di opinioni sono un dono di Dio.

Molti però – fin dall’inizio della pandemia – si sono accostati al dibattito alla ricerca esclusiva delle propria visibilità (vedi Burioni, Bassetti e Pregliasco), senza nessun intento di aggiungere un mattone alla casa comune, ovvero riconoscendo i meriti di altri colleghi, le difficoltà dell’agire in emergenza e magari segnalando cure sperimentate da altri.

Solo e soltanto vaccini.

Ma la letteratura mostra un importante rapporto tra una psiche più resiliente e una immunità più forte.

Essere resilienti non significa infatti solo saper opporsi alle pressioni dell’ambiente, ma implica una dinamica positiva, una capacità di andare avanti, nonostante le crisi, e permette la costruzione, anzi la ricostruzione, di un percorso di vita.

Gli individui resilienti trovano il modo di fronteggiare lo stress, individuando nelle relazioni umane e nei contesti di vita, quegli elementi di forza per superare le avversità, elementi definiti fattori di protezione.

Essi sono contrapposti ai fattori di rischio, che invece diminuiscono la capacità di sopportare il dolore.

Tra i fattori di rischio, che espongono a una maggiore vulnerabilità agli eventi stressanti, diminuendo la resilienza, troviamo i fattori emozionali, i fattori interpersonali, e i fattori familiari e di sviluppo.

La stanchezza provocata dalla pandemia è su tutti noi.

Ogni giorno pare di dover affrontare questa malattia apparentemente fuori controllo, assieme a nuove restrizioni e a un senso di impotenza sul futuro.

Tuttavia, la speranza è dietro l’angolo e non si chiama certo vaccino.

Dobbiamo rinnovare i nostri sforzi per far fronte alla situazione, rimanere presenti, guardare al futuro, restare connessi e aumentare la nostra capacità di essere resilienti.

Connessione al presente con forza mentale ed emotiva che significa innanzitutto porsi domande sempre e non credere mai alla narrazione ufficiale.

Purtroppo resilienza può voler significare anche accomodamento alle mode.

E il discorso al Senato di Mario Draghi – dove ha ripetuto ben dieci volte la parola resilienza – mi ha confermato che stiamo vivendo anni terribili di manomissione del significato delle parole.

Draghi pianifica ripresa e resilienza”.

Le parole servono a comunicare e raccontare storie.

Ma anche a produrre trasformazioni e cambiare la realtà.

Quando se ne fa un uso sciatto o se ne manipolano deliberatamente i significati, l’effetto è il logoramento e la perdita di senso.

Presidente, in pochi mesi ci ha privato di diritti inalienabili, calpestando la Costituzione, disinteressandosi delle Direttive Europee e violentando la giurisprudenza.

Per carità, ci lasci almeno di godere della bellezza e della profondità spirituale parola resilienza.

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