Incaricato di dipingere un ritratto di Pelè nel 1977, l’artista Andy Warhol scherzò dicendo che “Pelé è stato uno dei pochi che ha contraddetto la mia teoria: invece di 15 minuti di fama, avrà 15 secoli“.
La parole di Warhol riassumono molto bene l’adulazione per il calciatore ampiamente considerato il più grande che sia mai sceso in campo, e che oggi il mondo piange dopo la sua morte all’età di 82 anni.
Pelé era considerato dai suoi contemporanei come il migliore, ma la stima per il brasiliano si estendeva ben oltre lo stadio e nell’ambito dello sport, della politica e della cultura popolare.
La prima superstar del calcio mondiale che ha fatto sorridere tutti.
Le sue magie calcistiche non sono mai state progettate per mancare di rispetto ai suoi avversari.
Insieme a Muhammad Ali e Bob Marley è diventato uno di un gruppo selezionato di sportivi e artisti di colore che hanno trasceso il loro campo di competenza e raggiunto la fama globale nel ventesimo secolo, con uno status solo mezzo gradino sotto Martin Luther King e Nelson Mandela.
Agli occhi del pubblico calcistico era immacolato.
Portava con sé una sorta di innocenza e per quanto famoso diventasse, rimaneva sempre il ragazzo che era cresciuto figlio di un goleador di una certa reputazione, ma le cui prime partite erano state giocate per strada a Três Corações, la sua città natale, con vecchie scarpe per la porta e una palla fatta di carta o stracci infilata in un calzino e legata con lo spago.
La freschezza e la pura gioia del suo gioco rimasero quelle di quel ragazzino, trasmettendo un messaggio a cui altri ragazzi che giocavano nelle strade secondarie di Belfast o Bolton potevano prontamente rispondere.
Nessuno scandalo ha macchiato la sua immagine durante i 20 anni della carriera da giocatore.
Fisicamente, tutto di lui sembrava essere perfetto.
Né particolarmente snello né muscoloso, era veloce sul terreno sia in velocità improvvisa che in una lunga corsa.
Oltre all’agilità di superare gli avversari con una finta, aveva la forza di resistere ai placcatori.
Un tiro potente e un buon salto per un colpo di testa.
Ma soprattutto aveva un’immaginazione libera da vincoli terreni.