mercoledì, Settembre 27, 2023

Il maestro Alessandro Nastasio è in Casentino per realizzare una cartella di cinque litografie

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In questi giorni di inizio autunno il Casentino ha un ospite illustre. Alessandro Nastasio, uno dei principali artisti italiani viventi, è a Poppi per realizzare una cartella in serie limitata di cinque litografie acquerellate a mano, realizzate per il 2020 da Edizioni Helicon per i collezionisti.

Il titolo della cartella è “Panta rei”, ovvero “tutto scorre”, e si rifà al concetto che la tradizione filosofica attribuisce a Eraclito. Nastasio, da sempre profondo indagatore dei testi filosofici, religiosi, epici e sapienziali dell’antichità, parte dall’assioma eraclitiano per riflettere sul senso della vita e il tempo che scorre.

La candida genuinità di “Innocenza-Verginità” inaugura la cartella, prima di lasciare spazio a “Primavera di bellezza” e all’età dell’oro della nostra esistenza. La locuzione augustea “Festìna lente”, ovvero “affrettati lentamente”, affronta due idee contraddittorie, per ricordare che il raggiungimento degli obiettivi passa anche dalle scelte prese senza esitazioni, ma allo stesso tempo meditate. È vero, tuttavia, che anche il più grande successo può essere effimero, come rammenta “Vittoria Alata. Tutte le vittorie della vita hanno ali di carta”. Conclusione affidata a “Il sonno della morte”.

Ancora una volta Alessandro Nastasio si muove tra sacro e profano, mito e realtà, per affrontare con il suo segno inconfondibile i grandi temi esistenziali. Con la sua cifra stilistica distintiva, in cui i soggetti sono resi attraverso forme e colori essenziali, l’artista aggiunge un altro piccolo e importante tassello a una carriera ultra sessantennale, in cui si è cimentato con originalità e successo nelle arti, dalla pittura alla scultura, dalle varie tecniche incisorie al mosaico.

Breve biografia:

Alessandro Nastasio nasce a Milano nel 1934. Nel 1947 Ibrahim Kodra ne intuisce il talento e lo avvia nella ricerca del proprio percorso artistico. Nel 1952 segue la Scuola libera del nudo di Aldo Salvatori. Nel 1960 frequenta l’atelier di Giorgio Upilio dove lavorano Giacometti, Lam, Fontana e De Chirico.

In seguito mette le sue capacità al servizio della fonderia MAF con il maestro Tullio Figini, dove incontra Crocetti, Manfrini, Manzù, Minguzzi e Fabbri, spostandosi poi alla fonderia De Andreis dove operano Marini, Pomodoro, Wach, Strebelle, Negri e Rosenthal. Nel 1966-67 ottiene la cattedra all’Accademia di belle arti di Brera.

Nel corso della sua lunga carriera illustra con xilografie, acquetinte, acqueforti e linoleografie temi biblici come il Cantico dei Cantici, il libro del Qoelet e diverse pagine dei Vangeli, ma attinge anche alla tradizione filosofico-religiosa del mondo orientale.

Alcuni mercanti d’arte internazionali si occupano di lui. La Phyllis Lucas Gallery di New York, ad esempio, si focalizza sulla sua parte grafica e gli fa conoscere Salvador Dalì. Le sue opere di grande formato, sia pittoriche sia plastiche, sono realizzate in collaborazione con architetti famosi come Pollini, De Carli, Gardella, Faranda, Selleri e Ponti.

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