giovedì, Aprile 25, 2024

La revoca del green pass ad un positivo al COVID viola la privacy

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di Stefano Pezzola

Il Green Pass è revocabile in caso di positività?

Il buon senso suggerirebbe che quando una persona si ammala di COVID, il suo Green Pass sia immediatamente revocato ovvero sospeso.

In realtà non è così.

Il Green Pass è la versione italiana del Digital Green Pass europeo, strumento nato per permettere alle persone muoversi tra stati che hanno regole sanitarie diverse e gestiscono in maniera diversa vaccinazioni e tamponi.

Nella certificazione sono raccolti i dati personali del detentore, un ID univoco e l’indicazione sulla validità.

Inoltre, contiene anche dati relativi al motivo del rilascio (vaccinazione, guarigione o tampone).

Tutte queste informazioni sono presenti sia nel PDF scaricabile che nel QR code.

Una volta emesso, il Green Pass è firmato con una chiave digitale, prodotta dall’autorità emittente, che viene verificata ogni volta in cui si esibisce la certificazione.

La verifica determina la corrispondenza tra la firma e il contenuto del certificato.

Strumenti che si basano su strutture come questa sono generalmente dotati anche di sistemi di revoca, basati su delle liste di firme o di certificati considerati non più validi, emesse dalla medesima autorità.

Il meccanismo è simile a quello dei passaporti: vengono emessi ma possono essere annullati e perdere di validità se il loro numero identificativo rientra in liste specifiche.

Quindi il Green Pass è revocabile in Italia?

Al momento il Green Pass manca di un sistema di revoca.

In realtà, le normative sul Digital Green Pass (Regolamento EU 953/2021 e linee guida eHealth) prevedono delle liste di revoca, le Certificate Revocation List (CRL).

Per quanto la politica lo dichiari e il decreto lo richieda, attualmente a livello tecnico l’app di verifica dei green pass non permette di revocare una certificazione a chi è stato contagiato.

Con rischi importanti per la collettività.

In altre parole non esiste nel nostro Paese un sistema per revocare il green pass in caso di positività del titolare successiva alla vaccinazione.

Sarebbe semplicemente necessario un sistema che mettesse in pausa la validità del green pass in caso di malattia o frode, in modo che una persona con il certificato valido non possa andarsene in giro quando dovrebbe invece effettuare la quarantena.

Nonostante la legge lo preveda, però, in Italia attualmente questo non è possibile.

E non esiste per un motivo ammesso dagli stessi sviluppatori: perché creerebbe una deny list contenente i nominativi dei cittadini a cui sono stati sospesi i green pass, una violazione della loro privacy.

Dev’esserci qualcuno che continua a spostare la soglia del ridicolo”.

Ho avuto modo di incontrare un amico che abita e lavora nella nostra città.

Risultato positivo al tampone antigenico rapido assieme alla moglie (nonostante tre dosi di vaccino Pfizer) e alla figlia under 12 (chiaramente non vaccinata) il giorno seguente ha effettuato il tampone molecolare presso l’Azienda Sanitaria Toscana Sud Est.

Tutti e tre i componenti del nucleo familiare sono risultati positivi e posti in stato di quarantena.

Nessun controllo è stato effettuato alla loro residenza durante questo periodo di lockdown familiare e pertanto, verificata la validità del proprio green pass – al lavoro svolge infatti la funzione di verificare per il colleghi ed ha quindi l’app VaccinoC19– ha deciso di uscire tranquillamente per recarsi al supermercato, in farmacia e al sale e tabacchi per acquistare francobolli.

Dopo il tampone di controllo, risultando ancora positivo, assieme a tutti i familiari, insofferente al lockdown a suo dire immotivato (siamo vaccinati!) ha deciso di concedersi anche qualche svago recandosi in centro a fare acquisti.

Ha avuto modo anche di venire a conoscenza di un altro esilerante aneddoto, dragicomico, che mi ha raccontato con dovizia di particolari!

Durante la quarantena, recandosi in un supermercato in città, ha ascoltato un messaggio audio della direzione che affermava in modo garbato che un soggetto positivo era stato riconosciuto da una cliente, pare che una mamma avesse incontrato il babbo di un amico della figlia in quarantena da una settimana e liberamente in circolazione.

Orbene, all’invito della voce di uscire subito dal supermercato per evitare piu’ gravi conseguenze, ben otto persone si avvicinavano all’uscita in modo frettoloso e senza concludere la propria spesa.

Dev’esserci qualcuno che continua a spostare la soglia del ridicolo”.

Ribadisco quanto soprascritto ovvero che non  è possibile revocare il green pass per un motivo ammesso dagli stessi sviluppatori: perché creerebbe una deny list contenente i nominativi dei cittadini a cui sono stati sospesi i green pass, una violazione della loro privacy.

Orbene, avete letto bene, violerebbe la loro privacy!

L’uomo non si accontenta di essere l’animale più stupido del creato; per di più si permette di essere l’unico ridicolo”.

Quindi il green pass dovrebbe tutelare la salute pubblica?

Il green pass, come afferma oggi il prof. Michele Ainis, “è soltanto un cappio al collo per 8/9 milioni di italiani non vaccinati”.

Un meschino obbligo vaccinale mascherato aggiungo io.

Ma c’è un limite, un punto di rottura, che rompe al contempo la legalità costituzionale – continua il prof. Ainis – sta di fatto che le misure di contrasto al virus stanno cambiando segno: dalla persuasione all’induzione, dall’induzione alla costrizione”.

A questo punto la regola non sta più nella libertà di non vaccinarsi ad eccezione delle categorie obbligate – conclude – bensì nel suo opposto. Regola è l’obbligo vaccinale, da cui alcune categorie per il momento vengono esentate. Però sempre di meno, e sopportando ulteriori restrizioni. Dunque il vaccino è già obbligatorio, benché gli italiani non ne siano stati informati”.

E se il vaccino è già obbligatorio – seppur non in modo diretto – non sarà piu’ necessario firmare il consenso informato presso gli hub vaccinali, perché la responsabilità penale e civile ricade già da adesso sullo Stato, sul vaccinatore e sulla casa farmaceutica produttrice del vaccino.

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