giovedì, Aprile 25, 2024

Solidarietà, Acli al XV congresso regionale: “Ridurre diseguaglianze e povertà”

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Costruire un modello toscano di solidarietà per ridurre le diseguaglianze e la povertà, investendo su welfare e lavoro. E’ l’obiettivo per il futuro che si pongono le Acli toscane riunite nel XV congresso regionale Acli, sabato scorso al Fuligno di Firenze, un appuntamento che ha concluso il percorso partecipativo che ha coinvolto 27mila soci dislocati in 200 circoli della regione.

“Al centro di tutto vi siano il lavoro e la solidarietà, due sostantivi che in Toscana abbiamo sempre saputo coniugare – ha detto il presidente regionale Acli uscente, Giacomo Martelli nella sua relazione – Ci mettiamo a disposizione del neoeletto governatore Eugenio Giani e nell’augurargli buon lavoro auspichiamo che sappia scegliere, insieme alla squadra di governo regionale, per il bene della regione. I circoli Acli sono pronti a fare la loro parte “aiutandoli nella difficile transizione da un modello che inizia a mostrare segni di cedimento verso un nuovo modello di avvicinamento sociale, che parta dall’analisi dei bisogni delle comunità per progettare le proprie attività”.

Martelli ha sottolineato l’importanza di “spingere con coraggio sul metodo della co-progettazione e della co-programmazione” e ha lanciato alcune proposte per arginare diseguaglianze e povertà: incentivare (diminuendo il contributo) chi trova lavoro nel periodo in cui è beneficiario di Reddito di cittadinanza, “perché diversamente si consolida la situazione di rimanere senza lavoro o il lavoro sommerso”; dare slancio al tavolo di coordinamento regionale perché la misura nazionale divenga “un vestito su misura” per la Toscana; dare corso agli investimenti in grandi opere infrastrutturali e reti tecnologiche che daranno lavoro e senso alle risorse che arriveranno dall’Europa. “Se non avremo la forza e il coraggio di investire – ha detto Martelli –  ci troveremo con la logica dei bonus che eroderà una quantità enorme di risorse salvo lasciare i debiti da pagare ai nostri figli, se non addirittura i nostri nipoti.”

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